Il futuro della sicurezza europea passa da Copenaghen. Nella capitale danese, i leader dei 27 si sono riuniti oggi per un Consiglio europeo informale dedicato principalmente alla difesa comune e alla strategia “Readiness 2030”, la roadmap con cui l’Unione mira a rafforzare la propria capacità di risposta in un contesto geopolitico sempre più instabile.
L’incontro, ospitato nello storico Palazzo di Christianborg, non produrrà una dichiarazione finale – come previsto per i vertici informali – ma rappresenta un momento chiave di confronto politico in vista del Consiglio europeo di fine ottobre. Un appuntamento che assume un valore particolare alla luce delle tensioni internazionali, dall’aggressione russa in Ucraina alle crisi mediorientali, passando per le nuove forme di competizione economica e tecnologica globale.
Zelensky e il richiamo all’unità
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, collegato in video, è stato ancora una volta il simbolo della resilienza di Kiev. Il suo messaggio ha ribadito quanto l’Europa non possa permettersi ambiguità: il sostegno militare, economico e politico all’Ucraina resta condizione indispensabile non solo per la resistenza del Paese invaso, ma per la stessa credibilità internazionale dell’UE.
Readiness 2030: una sfida non solo militare
La discussione sulla Readiness 2030 va oltre i confini della difesa tradizionale. Il progetto intende rendere l’Europa capace di fronteggiare minacce ibride, cyberattacchi, disinformazione e vulnerabilità energetiche. L’idea di fondo è trasformare l’UE da semplice attore economico a potenza geopolitica matura, in grado di garantire sicurezza ai propri cittadini e influenza sul piano globale.
La Comunità Politica Europea: un format che cresce
Il vertice di oggi prepara il terreno alla Conferenza della Comunità Politica Europea (CPE), in programma domani sempre a Copenaghen, che riunirà quasi 50 capi di Stato e di governo. Si tratta di un format relativamente giovane – lanciato nel 2022 – che ha l’ambizione di superare i confini dell’Unione europea, offrendo uno spazio di dialogo più ampio su sicurezza, resilienza, economia e migrazioni.
La struttura dei lavori parla chiaro: dopo una plenaria dedicata alle sfide di sicurezza e all’Ucraina, i leader si divideranno in quattro tavoli paralleli, due focalizzati sulla difesa e resilienza, uno sulla sicurezza economica e uno sulla gestione delle migrazioni. Un’agenda che riflette i nodi centrali dell’agenda geopolitica europea.
Una finestra sul futuro dell’Europa
La cornice simbolica non è secondaria: il Consiglio informale si concluderà con una cena di gala offerta dai sovrani danesi, re Frederik X e la regina Mary, a sottolineare l’importanza anche diplomatica di queste giornate.
Copenaghen diventa così, per due giorni, il crocevia in cui si incrociano il passato e il futuro dell’Europa: la difesa comune, un’idea a lungo rimandata e oggi tornata al centro del dibattito, e la necessità di consolidare un progetto politico più ampio, capace di rispondere alle sfide globali.
Se la guerra in Ucraina ha avuto un merito, è stato quello di ricordare che la sicurezza europea non è mai scontata. La vera sfida per l’Unione sarà trasformare le dichiarazioni di principio in una strategia comune, superando divisioni interne e interessi nazionali. Perché senza una visione condivisa, il rischio è che l’Europa resti un gigante economico ma un nano politico, esposto alle turbolenze di un mondo sempre più competitivo.
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01/10/2025
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