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ALLA CONFERENZA DEL MEDITERRANEO ORGANIZZATA DA ISPI E FARNESINA, I MINISTRI ISRAELIANO E PALESTINESE PARTECIPANO SENZA INCONTRARSI

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La scena è simbolica e carica di significato: nella stessa sala del Palazzo Reale di Napoli, ai Mediterranean Dialogues (Med) promossi da Ispi e Ministero degli Esteri, siedono – ma senza incrociarsi – i rappresentanti di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp).
Un gesto che, nonostante il clima di gelo, rappresenta per molti osservatori un primo passo dopo l’accordo tra Israele e Hamas firmato pochi giorni fa.

Già il fatto che siano entrambi presenti è un segnale importante”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha fatto gli onori di casa. “La loro presenza è emblematica di una nuova fase di speranza per la pace in Medio Oriente e conferma l’impegno dell’Italia nel mantenere vivo il dialogo tra i popoli”.

Dialogo difficile e gelo politico

I due ministri, Gideon Sa’ar per Israele e Varsen Aghabekian per l’Anp, non si sono incontrati. La ministra palestinese ha escluso qualsiasi contatto diretto: “Incontrerò il ministro Sa’ar quando Israele rispetterà i miei diritti, come essere umano e come Stato. Oggi non esiste un percorso di pace, quindi non c’è motivo di vederlo”.

La replica israeliana non si è fatta attendere. “Non avevo sentito questa dichiarazione – ha risposto Sa’ar – ma posso dare un consiglio: l’Anp deve smettere di incoraggiare il terrorismo.”
Il ministro israeliano ha poi accusato Hamas di violare l’accordo di cessate il fuoco, trattenendo ancora i corpi di 19 ostaggi uccisi, e ha invitato i mediatori internazionali a spingere per “il disarmo previsto dal piano Trump”.

Tajani: “Italia ponte tra le parti”

Da parte sua, Tajani ha sottolineato come l’Italia abbia mantenuto aperti i canali con entrambe le parti, anche nei momenti di maggiore tensione. “Abbiamo lavorato con Israele e con l’Anp per organizzare ‘Food for Gaza’, un massiccio invio di aiuti umanitari, senza passare sotto le forche caudine di Hamas”, ha ricordato.

Il ministro ha poi annunciato che nelle prossime settimane partiranno verso Gaza altre 100 tonnellate di beni alimentari, il più grande invio mai organizzato, insieme all’accoglienza di studenti palestinesi e a una nuova evacuazione sanitaria di civili bisognosi di cure mediche.

Tajani ha inoltre ribadito che l’Italia “crede nell’Anp come autorità seria”, pur riconoscendo la necessità di un suo rinnovamento politico. Ha poi definito “un segnale positivo” il viaggio del presidente Abu Mazen in Italia il prossimo 7 novembre, precisando però che un eventuale riconoscimento formale dello Stato di Palestina “sarà possibile solo se ci saranno le condizioni: no armi, no Hamas”.

Aghabekian: “Non un problema umanitario, ma politico”

Dura la replica della ministra palestinese, che ha incalzato l’Italia e l’Europa a fare un passo avanti nel riconoscimento dello Stato di Palestina: “L’80% dei Paesi del mondo lo ha già fatto. Questo è il momento giusto, vi siete avvicinati: fatelo!”.

Aghabekian ha poi aggiunto: “Non siamo un problema umanitario, ma il risultato di un’occupazione. Serve una soluzione politica. Una tregua a Gaza non significa pace in tutta la Palestina: non si può separare Gaza dalla Cisgiordania o da Gerusalemme Est. Quelle restano, per la legge internazionale, aree occupate.”

Un fragile segnale di dialogo

Nonostante il gelo nei corridoi del Palazzo Reale, la partecipazione congiunta dei due ministri ai Dialoghi Mediterranei rappresenta, come ha detto Tajani, “un emblema di speranza”.
Un segnale fragile ma concreto che, nelle parole del titolare della Farnesina, “può riaccendere la prospettiva di una pace stabile e duratura, in un’area dove ogni piccolo passo ha un peso enorme”.

 

16/10/2025

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