L’Unione Europea risponde con fermezza agli Stati Uniti sul delicato tema della regolamentazione digitale e della tassazione delle grandi piattaforme tecnologiche. Dopo che la Casa Bianca ha diffuso una dichiarazione secondo cui Bruxelles si sarebbe impegnata a non introdurre tasse specifiche per le Big Tech nell’ambito di un'intesa commerciale, la Commissione europea ha voluto chiarire i termini della questione: “Abbiamo il diritto sovrano di legiferare nel nostro spazio digitale e continueremo a farlo”, ha dichiarato oggi il portavoce Ue per il Commercio, replicando ai rilievi di Washington.
In particolare, le tensioni si sono accese in merito al Digital Services Act (DSA), la normativa europea entrata in vigore nei mesi scorsi, che impone obblighi stringenti alle grandi piattaforme online in materia di trasparenza, moderazione dei contenuti e responsabilità verso gli utenti. Gli Stati Uniti, in un documento diffuso venerdì scorso, hanno accusato l’Ue di voler limitare la libertà di espressione attraverso misure che – secondo Washington – potrebbero equivalere a censura.
Una lettura respinta con decisione da Bruxelles. “Il DSA non ha nulla a che vedere con la censura – ha ribattuto il portavoce europeo Thomas Regnier – anzi, è uno strumento che rafforza la libertà di espressione, obbligando le piattaforme a maggiore chiarezza e responsabilità nelle loro scelte editoriali”.
Quanto alla questione fiscale, la Commissione precisa che la recente intesa tra Ue e Usa sui dazi non implica in alcun modo una rinuncia dell’Europa a tassare l’economia digitale. “È corretto che non adotteremo né manterremo tariffe sull’uso della rete e che manterremo zero dazi doganali sulla trasmissione elettronica – ha spiegato ancora Regnier – ma ciò non interferisce con il nostro spazio normativo interno. Le politiche fiscali, comprese quelle sulle multinazionali tecnologiche, restano una prerogativa europea”.
Nell’incontro avvenuto ieri tra la vicepresidente della Commissione europea e il presidente della Commissione Giustizia del Congresso americano, Jim Jordan, sono stati chiariti – secondo Bruxelles – “alcuni malintesi” emersi nel dialogo transatlantico. Tuttavia, la frizione resta evidente: da una parte gli Stati Uniti difendono le proprie aziende leader nel settore tecnologico, dall’altra l’Ue intende proseguire nel cammino di regolamentazione per limitare gli abusi di mercato e tutelare i diritti digitali dei cittadini europei.
L’episodio si inserisce in un contesto più ampio di rivalità normativa tra Bruxelles e Washington, in cui le grandi piattaforme – da Google a Meta, da Amazon ad Apple – rappresentano il terreno principale di scontro. Sullo sfondo, il negoziato internazionale sulla tassazione delle multinazionali digitali, in stallo da mesi e destinato a rimanere un nodo cruciale nei rapporti transatlantici.
29/07/2025
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