Il referendum abrogativo del 2025 si chiude con un dato netto: solo il 30,6% degli aventi diritto si è recato alle urne, ben al di sotto della soglia del 50%+1 necessaria per la validità della consultazione. L'esame definitivo delle 61.591 sezioni sparse sul territorio nazionale ha sancito il mancato raggiungimento del quorum, rendendo così privi di effetto i cinque quesiti sottoposti al voto, tutti incentrati su temi legati a lavoro e cittadinanza.
Le reazioni non si sono fatte attendere, e il dibattito politico si è acceso intorno al ruolo stesso del quorum e al significato dell’astensionismo.
Tra i primi a commentare l’esito, Riccardo Magi, segretario di +Europa e tra i promotori del referendum, ha puntato il dito contro quella che ha definito “l’astensione organizzata”, sostenendo che “il quorum è divenuto un ostacolo alla democrazia”. Magi ha annunciato l’intenzione di proporre la sua abolizione, rilanciando così una battaglia che negli ultimi anni ha già trovato spazio nel dibattito politico.
Di segno opposto le parole del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha letto il risultato come “una enorme sconfitta per una sinistra che non ha più idee e credibilità”. Per Salvini, la bassa affluenza sarebbe il segnale di un distacco crescente tra i promotori del referendum e la società reale.
Più articolata la riflessione del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che in conferenza stampa ha riconosciuto il mancato raggiungimento dell’obiettivo: “Oggi non è una giornata di vittoria. È chiaro che non abbiamo raggiunto il quorum. Ma ci sono oltre 14 milioni di persone che hanno votato in Italia, cui si aggiungeranno gli italiani all’estero. È un numero importante, un punto di partenza. I problemi che abbiamo posto con i referendum rimangono sul tavolo”.
Il risultato, pur senza effetti giuridici, lascia aperti interrogativi politici: da una parte il tema della partecipazione elettorale, sempre più scarsa, dall’altra la tenuta degli strumenti di democrazia diretta nel contesto attuale. Mentre le forze politiche si dividono su interpretazioni e responsabilità, resta il dato oggettivo di un’ampia fetta di elettorato che ha scelto di non votare. Un segnale che, a prescindere dalle bandiere, chiama tutti a riflettere.
09/06/2025
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