La scorsa settimana, dopo mesi di stallo, ad Istambul e con la mediazione del presidente turco Recep Erdogan, l’Ucraina e la Russia hanno firmato un accordo per sbloccare 25 mln di tonnellate di grano, ferme nei porti ucraini.
La firma è avvenuta separatamente, non prevede un accordo diretto tra Kiev e Mosca e si è tenuta alla presenza dell’Onu. Nonostante l’intesa sui corridoi per i cereali, per oltre sette giorni, nessuna delle ottanta navi era partita per rifornire i mercati globali. Ma nelle scorse ore, sembra che la situazione si sia sbloccata: il ministero della Difesa turco ha annunciato che alle ore 7,30 italiane, dal porto di Odessa, “La nave mercantile Razoni, battente bandiera della Sierra Leone e carica di mais, lascerà il porto di Odessa diretta in Libano”.
L’apertura dei corridoi marittimi nel Mar Nero, permetterà sia di stabilizzare i prezzi degli alimenti, riportandoli ai livelli antecedenti allo scoppio del conflitto, pari -2,32% per il grano duro e -2,64% per il grano tenero, che “evitare l’ incubo della fame globale”, come dichiarato dal presidente della Turchia Erdogan
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