Nel 45° anniversario della strage di Ustica, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rilancia l’appello alla verità. Bonfietti: "La politica trovi i colpevoli". Il Parlamento si stringe attorno ai familiari delle vittime.
A 45 anni dalla notte del 27 giugno 1980, la ferita di Ustica resta aperta nella coscienza del Paese. In quella tragica sera, il DC9 Itavia partito da Bologna e diretto a Palermo venne abbattuto in circostanze mai chiarite del tutto, portando con sé la vita di 81 persone tra passeggeri ed equipaggio. Una strage che ancora oggi grida giustizia.
"La strage di Ustica ha impresso nella storia della Repubblica un segno doloroso e profondo che non potrà mai essere cancellato", ha dichiarato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sottolineando che "la Repubblica non abbandona la ricerca della verità" e invitando alla collaborazione "tutti coloro che, anche tra i Paesi amici, possono aiutarci a rispondere al bisogno di giustizia, che non si dissolve negli anni perché è parte del tessuto stesso della democrazia".
Il Capo dello Stato ha rinnovato il suo pensiero ai familiari delle vittime, "costretti a uno strazio indicibile, indelebile, inspiegabile". Ma il dolore, a distanza di decenni, è ancora alimentato dall’assenza di una verità giudiziaria definitiva.
Bonfietti: “Se non ci riesce la magistratura, ci riesca la politica”
Parole cariche di amarezza e determinazione sono arrivate da Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime di Ustica. Commentando la recente richiesta di archiviazione dell’inchiesta avviata nel 2008 sulla base delle dichiarazioni dell’ex Presidente Cossiga, Bonfietti ha puntato il dito contro la mancata cooperazione internazionale: “La magistratura ha fatto tutto il possibile. Ma non ha ricevuto risposte esaurienti dai Paesi amici e alleati. È la politica ora che deve trovare i colpevoli”.
Bonfietti ha ricordato come le nuove carte della Procura di Roma – oltre 450 pagine – rafforzino ulteriormente l’ipotesi dell’abbattimento in tempo di pace: “Non c’era la guerra quella notte, eppure un aereo civile è stato abbattuto. È certo, è chiaro. E non riusciamo a identificare i responsabili. È inaccettabile”.
Le istituzioni: "Verità e giustizia sono doveri democratici"
Dal Parlamento, unanime è stato il coro in favore della verità. Il Presidente della Camera Lorenzo Fontana ha definito Ustica “una ferita aperta” e ha ribadito l’impegno a perseguire “la piena verità con costanza e determinazione”. Sulla stessa linea il Presidente del Senato Ignazio La Russa: "La verità non sia più ostacolata da silenzi, reticenze e complicità".
Chiara Braga, capogruppo del PD alla Camera, ha ricordato come “non fu né incidente né cedimento strutturale”, e ha rinnovato la richiesta di verità “per giustizia e rispetto verso le vittime”.
Più dura la posizione di Angelo Bonelli (AVS), che ha parlato della richiesta di archiviazione come di “un bavaglio alla giustizia” e di “una tragedia che non può finire in archivio”. Secondo Bonelli, “la verità non può essere solo un dovere morale: è un diritto costituzionale e democratico”.
Una memoria che interroga la democrazia
La strage di Ustica non è solo un enigma storico: è una questione irrisolta della nostra democrazia. Le parole del Presidente Mattarella e la mobilitazione dei familiari delle vittime confermano che il caso non può e non deve chiudersi finché non saranno chiarite tutte le responsabilità.
Per l’Italia, la memoria di Ustica resta un banco di prova del rapporto tra verità, giustizia e trasparenza delle istituzioni. A quarantacinque anni di distanza, il tempo non ha cancellato il bisogno di risposte. Al contrario, lo rende più urgente che mai.
27/06/2025
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