Il 2025 passerà alla storia come l’anno in cui la linea del fuoco ha attraversato ogni continente, segnando uno dei momenti più drammatici nella cronaca ambientale mondiale. Siccità estrema, ondate di calore anomale e condizioni meteorologiche sempre più instabili — tutte espressioni della crisi climatica — hanno alimentato incendi di intensità e frequenza senza precedenti. Il risultato è un bilancio devastante: intere regioni evacuate, ecosistemi annientati, perdite economiche colossali e livelli record di emissioni di carbonio.
Stati Uniti: la California torna un incubo
Il nuovo anno si è aperto con una serie di incendi catastrofici in California, dove a gennaio il peggior disastro naturale della storia della contea di Los Angeles ha provocato 28 vittime e distrutto oltre 16.000 strutture. L’Eaton Fire e il Palisades Fire hanno bruciato decine di migliaia di acri, costringendo 180.000 persone a lasciare le proprie case e generando danni superiori ai 250 miliardi di dollari.
La costa est non è rimasta immune: ad aprile, il New Jersey ha affrontato l’incendio più grave della propria storia, con 15.000 acri in fumo nelle Pinelands. In settembre, un nuovo rogo è divampato nella contea di Tuolumne, riportando la California in stato di allerta.
Canada: il fumo attraversa i confini
A maggio, vasti incendi in Manitoba hanno costretto quasi 1.000 persone a evacuare. Le colonne di fumo non si sono fermate al confine: trasportate dai venti, hanno oscurato il cielo di molte città statunitensi, dall’Upper Midwest alla East Coast, riaccendendo il dibattito sui rischi sanitari legati alla qualità dell’aria.
Cile: allerta rossa e indagini sulle cause
Nel Cile centrale, marzo è stato il mese dell’“allerta rossa”: due grandi incendi hanno devastato la regione di Biobio, mentre in Araucanía 50 persone sono state evacuate e otto abitazioni distrutte. Le autorità hanno avviato un’indagine per verificare una possibile origine dolosa di alcuni roghi.
Asia: Giappone, Siria e Corea del Sud sotto assedio
In Giappone, un incendio vicino a Ofunato (prefettura di Iwate) ha ucciso una persona e distrutto 84 case, costringendo 3.300 residenti a mettersi in salvo.
In Siria, la Difesa Civile ha combattuto duramente contro roghi “massicci” nei pressi di Latakia, tra marzo e luglio.
Particolarmente drammatica la situazione in Corea del Sud: tra il 22 e il 24 marzo, incendi incontrollabili nel North Gyeongsang hanno bruciato 48.000 ettari, distrutto circa 4.000 strutture (comprese case e templi storici) e costretto decine di migliaia di persone a fuggire. Si contano diverse vittime.
Vicino Oriente: Israele nella morsa del caldo estremo
A fine aprile, roghi vicino a Gerusalemme hanno imposto evacuazioni e la chiusura di una delle principali arterie stradali del paese. Le autorità parlano di un mix micidiale di temperature record, venti e vegetazione arida.
Turchia: un’estate soffocata dalle fiamme
Tra giugno e agosto la Turchia è stata teatro di una lunga serie di incendi:
- Hatay (giugno): oltre 50.000 evacuati in cinque regioni;
- Smirne (luglio): un morto e più di 200 case danneggiate;
- Canakkale (agosto): decine di abitazioni e veicoli bruciati, circa 50 persone ricoverate per intossicazione da fumo.
Europa al centro della devastazione
Sebbene il fenomeno sia stato globale, è in Europa che si è registrata la maggiore concentrazione di incendi ad alta intensità.
Regno Unito
Ad aprile, roghi violenti hanno bruciato 126 acri a Poole e devastato parti dell’isola di Bute, complice un clima insolitamente secco.
Croazia
A giugno, un incendio vicino a Omis, sulla costa adriatica, ha richiesto l’intervento di 160 vigili del fuoco e quattro aerei.
Grecia
Il Paese è stato colpito in più ondate:
- Chios (giugno): 16 insediamenti evacuati;
- Halkidiki (luglio): intervento massiccio delle squadre antincendio;
- Keratea (agosto): un morto e pesanti danni a case e terreni;
- Patrasso (agosto): evacuazioni in 25 insediamenti e blocco di treni e strade.
Russia
In Transbajkalia, a giugno, gli incendi hanno colpito 350 ettari e costretto all’evacuazione di Atamanovka.
A settembre, fuoco anche in Crimea, nella regione di Feodosia.
Francia
Tra Marsiglia e Les Pennes-Mirabeau, a luglio, forti venti hanno alimentato roghi che hanno portato alla chiusura dell’aeroporto di Marsiglia Provenza.
Spagna
In Catalogna, a luglio, un incendio ha devastato più di 2.000 ettari nella zona di Pauls.
Ad agosto, tredici roghi in Castiglia e León hanno distrutto campi e magazzini e costretto 800 persone a evacuare.
Portogallo
Ad agosto, un incendio durato quattro giorni intorno a Trancoso ha aggravato un bilancio già grave: 52.000 ettari bruciati da inizio anno, lo 0,6% dell’intero Paese.
Il pianeta brucia: cosa ci aspetta adesso?
Il 2025 ha dimostrato che gli incendi non sono più eventi isolati o stagionali, ma un fenomeno sistemico, aggravato dalle trasformazioni climatiche in atto. La dispersione di carbonio nell’atmosfera ha raggiunto livelli record, accelerando il riscaldamento e innescando un circolo vizioso che mette a rischio ecosistemi, infrastrutture e salute pubblica.
I governi intensificano i piani di prevenzione, ma gli esperti insistono: senza una riduzione rapida delle emissioni e una gestione sostenibile del territorio, gli “anni neri” rischiano di diventare la norma.
Il mondo del 2025 è un mondo in cenere. La domanda, oggi, è se riusciremo a impedirne la completa combustione.
17/11/2025







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