La campagna vaccinale viaggia a pieno ritmo, ma a preoccupare è l’aumento dei contagi dovuti alla variante Delta. Da settimane, si ipotizza sulla necessità di somministrare una terza dose del vaccino, ma inizialmente, i dati arrivati sui contagi e sulla diffusione del virus, non erano sufficienti per confermare o smentire tale esigenza. Invece in queste ore, una ricerca pubblicata dalla Pfizer-BioNTech, rivela che a sei mesi dall’inoculazione, la protezione del proprio farmaco è scesa, soprattutto per le forme più lievi, dal 96% all’84%, mentre risulta essere ancora efficace per prevenire la malattia nelle forme più gravi.
Lo studio, che deve essere ancora sottoposto a ‘peer review’, è stato condotto sul oltre 42 milioni di persone, ma non riferisce se il vaccino risulti meno efficace contro la variante Delta. Il capo della ricerca dichiara: “Una terza dose del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech, rispetto a 2 dosi, induce titoli di anticorpi neutralizzanti contro la variante Delta, che sono più di 5 volte superiori nelle persone più giovani, nella fascia di età 18-55 anni e, oltre 11 volte maggiori nelle persone più anziane, 65-85 anni”.
La casa farmaceutica americana-tedesca, ritiene che la dose definita ‘booster’, dovrebbe essere somministrata dopo oltre 6 mesi dalla seconda inoculazione. “Nelle prossime settimane, i dati saranno condivisi con la Fda, l’Ema e altre autorità regolatorie”.
29/07/2021
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