L'Italia perde terreno nella classifica mondiale sulla libertà di stampa. Secondo il World Press Freedom Index 2025 pubblicato da Reporters sans frontières (RSF), il nostro Paese scivola dal 46° al 49° posto su 180 nazioni, confermandosi in una posizione critica e segnalando un peggioramento preoccupante per il giornalismo indipendente.
Il punteggio complessivo italiano cala da 69,8 a 68,01 su 100, con un quadro segnato da fragilità crescenti in ambito politico, economico e sociale. A pesare maggiormente è l’ingerenza politica nei media, simbolicamente rappresentata dalla discussa "legge bavaglio", che limita la pubblicazione di atti giudiziari, restringendo ulteriormente il margine d'azione dei giornalisti.
In parallelo, crescono le pressioni economiche, tra precarietà lavorativa, concentrazione della proprietà editoriale e tagli strutturali che minano l’autonomia delle redazioni. Il punteggio dell’indicatore politico scende a 58,69, quello economico a 50,32, mentre l’indice sociale cala a 67,22, segno di un ambiente mediatico sempre più ostile. RSF evidenzia la polarizzazione sociale e l’aumento degli attacchi verbali e fisici ai giornalisti, in particolare durante le manifestazioni pubbliche.
Nonostante un buon punteggio sul fronte sicurezza (89,41), RSF lancia un nuovo allarme: le organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud Italia, continuano a esercitare un pesante controllo con intimidazioni, minacce e aggressioni ai danni di chi si occupa di criminalità organizzata e corruzione. Non a caso, oltre 20 giornalisti vivono sotto scorta, protetti dallo Stato ma vulnerabili nel loro esercizio professionale.
Gli indicatori legislativi restano stabili (74,40), ma anche in questo ambito permangono zone d’ombra: la criminalizzazione della diffamazione e l’uso strumentale delle SLAPP (cause temerarie contro i giornalisti) rappresentano ostacoli concreti alla libertà d’informazione.
In una nota, Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana (Fnsi), denuncia l’immobilismo istituzionale: “Siamo nel pieno dei Paesi con una situazione problematica. Ora partirà il tentativo di delegittimare questa classifica, ma i segnali sono chiari: anche la Commissione europea denuncia gli stessi rischi. Quando scatterà l’allarme? Quando l’Europa attiverà un monitoraggio urgente per evitare che l’Italia diventi una seconda Ungheria?”
Il messaggio di RSF è chiaro: la democrazia si misura anche dalla salute della sua stampa. E oggi, in Italia, il termometro segna febbre alta.
02/05/2025
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