Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione, anche di terze parti. Cliccando su “Accetta”, proseguendo la navigazione, accedendo ad un’area del sito o selezionando un qualunque suo elemento, acconsenti all’uso dei cookie.

Accetta

Navigazione contenuti

Contenuti del sito

LA SANITÀ ITALIANA TRA LE PREVISIONI DEL DEF E LE CONTESTAZIONI DELLA FONDAZIONE GIMBE

Immagine dell'articolo

Il recente Documento di Economia e Finanza (DEF) 2024, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 9 aprile, ha sollevato dibattiti e polemiche riguardo alla spesa pubblica sanitaria in Italia. Mentre il governo sottolinea un aumento record della spesa, la Fondazione Gimbe esprime preoccupazione per gli investimenti inadeguati nel settore sanitario italiano, portando alla luce criticità e discrepanze evidenti.

Secondo le analisi della Fondazione Gimbe, l'Italia si colloca agli ultimi posti tra i paesi del G7 per il rapporto tra spesa sanitaria e Prodotto Interno Lordo (PIL). I dati indicano una tendenza al ribasso, con una diminuzione del rapporto spesa sanitaria/PIL che si attesta al 6,3% nel 2025-2026 e poi al 6,2%, situandosi sotto il livello pre-pandemia. Questo declino è ulteriormente sottolineato dalla cifra assoluta della spesa sanitaria nel 2023, che è inferiore alle previsioni, evidenziando un deficit di investimenti nel settore.

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, critica aspramente il DEF 2024, sottolineando l'assenza di un reale cambiamento di rotta nella politica sanitaria e il mancato riconoscimento dello stato critico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Cartabellotta denuncia la contraddizione tra le affermazioni del governo riguardo all'aumento della spesa sanitaria e i dati concreti che testimoniano una riduzione effettiva. In particolare, si evidenzia una diminuzione del 6,7% al 6,3% della spesa sanitaria rispetto al PIL tra il 2022 e il 2023, con una riduzione di € 555 milioni in termini assoluti.

Le previsioni per il futuro non sono rassicuranti: nonostante una leggera crescita nel rapporto spesa sanitaria/PIL nel 2024, la Fondazione Gimbe sottolinea che gran parte di questo aumento è illusorio, derivante da spostamenti di spesa tra gli anni e da previsioni poco realistiche. Inoltre, le stime per il triennio 2025-2027 indicano un ulteriore calo del rapporto spesa sanitaria/PIL, con possibili riduzioni della spesa sanitaria effettiva.

La presidente del Consiglio, intervenendo su Rai1, ha difeso il governo, sottolineando l'incremento del fondo sanitario nel 2024, che raggiunge il massimo storico di € 134 miliardi. Tuttavia, le critiche della Fondazione Gimbe mettono in discussione questa narrazione, evidenziando la necessità di non focalizzarsi solo sugli aumenti assoluti della spesa, ma di considerare anche il rapporto con il PIL, che rivela una situazione più critica e un declino costante nel tempo.

In conclusione, il dibattito sulla spesa pubblica sanitaria in Italia rimane acceso, con il governo che difende le proprie politiche mentre le organizzazioni come la Fondazione Gimbe mettono in luce le criticità e chiedono un cambio di rotta urgente per garantire un sistema sanitario sostenibile e di qualità per tutti i cittadini italiani.

16/04/2024

Inserisci un commento

Nessun commento presente

Ultimissime

16 GIU 2025

G7, MELONI PROPONE UN’INIZIATIVA COMUNE PER IL CESSATE IL FUOCO A GAZA

Primi segnali di apertura dai partner

16 GIU 2025

NUOVA ESCALATION TRA IRAN E ISRAELE

Attacchi reciproci colpiscono obiettivi civili e nucleari

14 GIU 2025

Di Natale torna in maglia azzurra: guiderà l’Italia nelle finali della National League di calcio a 8

Totò Di Natale torna in maglia azzurra: guiderà l’Italia nelle finali della National League di calcio a 8

11 GIU 2025

Roma torna capitale del retrocomputing: arriva il Commodore Day 2025

Roma torna capitale del retrocomputing: arriva il Commodore Day 2025

09 GIU 2025

BONUS BOLLETTE DA 200 EURO IN ARRIVO A GIUGNO

Ecco chi ne ha diritto e come funziona

09 GIU 2025

REFERENDUM AFFLUENZA AL 30,6%: QUORUM NON RAGGIUNTO. IL VOTO NON È VALIDO

Affluenza bassa, polemiche alte: il futuro dei quesiti su lavoro e cittadinanza resta incerto