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ITALIA AL TOP NEL CONSUMO DI RISORSE NATURALI

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L'Italia ha raggiunto un tragico primato nel 2024, consumando il 500% delle sue risorse naturali, una cifra impressionante che pone il nostro Paese in una posizione preoccupante sul palcoscenico mondiale. Questo allarme è stato lanciato dall'Università degli Studi Niccolò Cusano (Unicusano), il cui studio rivela una realtà inquietante che richiede azioni immediate e concertate.

Secondo i dati diffusi dall'Unicusano, l'Italia è al secondo posto nella classifica dei Paesi che consumano più risorse naturali, preceduto solo dal Giappone. Se non si inverte questa tendenza, si prospetta un futuro in cui l'Italia dovrebbe 'godere' di una superficie tre volte più grande del pianeta Terra per soddisfare la crescente domanda di risorse. Questo scenario allarmante dovrebbe essere un campanello d'allarme per tutti noi, poiché riflette un modello insostenibile di sviluppo e consumo.

La crisi climatica e la stabilità alimentare emergono come tematiche centrali in questo contesto. Sorprendentemente, l'analisi dell'Unicusano rivela che a incidere maggiormente sulla crisi climatica non sono solo le grandi potenze industriali, ma anche Paesi apparentemente meno impattanti come Qatar, Emirati Arabi, e Stati Uniti. Al contrario, Paesi come Indonesia, Ecuador e Jamaica emergono come esempi virtuosi nella lotta contro la crisi climatica.

La situazione è aggravata dall'eccessivo utilizzo della plastica e dallo spreco alimentare. L'Italia, ad esempio, registra uno spreco alimentare annuo pro capite di ben 67 kg, mentre a livello globale si stima che il 30% del cibo prodotto vada sprecato, generando enormi emissioni di gas serra. L'impatto ambientale della plastica è altrettanto allarmante, con trilioni di pezzi che inquinano i nostri mari e minacciano gli ecosistemi marini.

Ma le conseguenze di questa crisi non si limitano all'ambiente: colpiscono anche il tessuto produttivo e imprenditoriale dei Paesi. L'Italia, insieme a Germania e Francia, ha subito perdite economiche significative a causa dei cambiamenti climatici. Le imprese sono sempre più consapevoli dell'urgenza di agire, con il 79% che teme l'impatto del cambiamento climatico sulle loro attività.

Il futuro che ci aspetta è spaventoso: temperature estreme, estinzioni, migrazioni di massa e impatti devastanti sulla salute e sulla sicurezza alimentare. Tuttavia, secondo l'Unicusano, c'è ancora speranza se agiamo rapidamente e con determinazione. La COP 28 propone una strategia ambiziosa per ridurre le emissioni di CO2 e limitare il riscaldamento globale entro limiti accettabili.

Ma la soluzione non può venire solo dall'alto: è necessaria una rivoluzione sociale, culturale, politica ed economica che coinvolga tutti noi. Dalla decarbonizzazione della società alla riduzione dello spreco alimentare, dobbiamo adottare comportamenti più sostenibili nella nostra vita quotidiana. L'educazione e la politica devono collaborare per promuovere questo cambiamento, perché solo lavorando insieme possiamo sperare di proteggere il nostro pianeta per le generazioni future.

26/03/2024

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