Prévert significa amore. Possibilmente un amore leggero e profondo, drammatico e scanzonato, semplice da dire, diretto come una battuta al bar o il canto di un usignolo.
Una lettrici o un lettore di Jacques Prévert che abbia superato con successo le tribolazioni dell’adolescenza incorre in due tentazioni comuni. La prima è quella di trovare banali le sue poesie. La seconda è quella di scervellarsi in un’esegesi che confuti la prima teoria.
Esiste, come sempre, una terza via: quella che accetta la banalità come una scelta consapevole, rivoluzionaria, anti-intellettuale. Per comprendere appieno questa visione tridimensionale della banalità prevertiana occorre concentrarsi sul primato della voce, sulla potenza del luogo comune.
Primo elemento tridimensionale: l’amore di Prévert non è un amore borghese. Al contrario, è un sentimento che emerge solo in periferia, che si nutre di miseria e sopravvive come intrattenimento. È la vita stessa del poeta a raccontarcelo.
20/04/2021
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