Da un periodo di tempo molti borghi meravigliosi stanno subendo un processo di spopolamento tanto da diventare dei non-luoghi, uguali senza identità, dismettendo il loro essere spazi antropologici, con una identità culturale, relazionale e storica ben definita.
Una mutazione abitativa che è inscindibile dalla storia evolutiva dell’uomo, dal suo farsi spazio nel mondo e trasformarlo in un luogo legato al soddisfacimento dei suoi bisogni primari.
Paesi nati in cima a colline o montagne, attorno a castelli o conventi per proteggersi da nemici e essere più vicino agli uomini di Dio. Oggi Dio è ovunque, i nemici non arrivano dal mare o dalle pianure e le strade del progresso percorrono le valli e le coste.
Soffrono della mancanza degli investimenti strutturali giustificati da assenza di sostenibilità economica degli investimenti stessi. La realtà racconta di paesi senza dipendenti comunali, rete internet a singhiozzo, trasporti e mezzi pubblici sempre meno presenti, ricostruzioni post terremoto o post frane mai conclusi, scuole elementari con pluriclassi, servizi essenziali assenti, biblioteche ed edicole un lontano ricordo, qualche bar in piazza, dove giovani e anziani si incrociano, attività sportive o ricreative distanti chilometri.
Il borgo è un paese che muore senza avere diritto di morire con dignità dopo che gli è stata tolta la dignità di vivere. Forse è meglio lasciar morire i paesi che far vivere loro l’umiliazione di essere svenduti con le case messe in vendita al prezzo simbolico di 1 euro
17/11/2021
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